PENA DI MORTE: ESEGUITE TRE CONDANNE IN GIAPPONE
ANSA
TOKYO, 7 DIC - Tre condannati a morte sono stati
impiccati all'alba in Giappone, portando a nove il numero delle
esecuzioni capitali portate a termine nel Paese nel 2007. Lo ha
annunciato il ministero della Giustizia. (ANSA-AFP).
Il Giappone, che qualche ora
fa ha compiuto tre esecuzioni capitali per impiccagione, ha
rivelato per la prima volta l'identita' dei condannati e i
crimini di cui erano accusati, nell'intento di aumentare il
consenso dell'opinione pubblica verso la pena di morte.
Il ministro della Giustizia aveva inizialmente fornito solo
il numero delle persone giustiziate, ma media locali hanno
diffuso poco dopo anche i loro nomi.
Seiha Fujima and Hiroki Fukawa sono stati impiccati a Tokyo e
Noboru Ikemoto a Osaka. Tutti e tre, precisa una nota
ministeriali, erano accusati di omicidi plurimi.
''E' stato deciso di dare maggiori informazioni per
guadagnare consensi'', ha detto un funzionario del ministero,
aggiungendo che la decisione e' giunta dal ministro della
Giustizi Kunio Hatoyama, criticato recentemente per aver
proposto di consentire l'esecuzione di condanne a morte anche
senza la firma ministeriale.
I giapponesi condannati a morte non conoscono la data della
loro esecuzione fino al giorno dell'impiccagione.
_________
PENA MORTE:GIAPPONE,BOIA IN AZIONE CON PIU' TRASPARENZA
PER LA PRIMA VOLTA RESI NOTI NOMI E CRIMINI CONDANNATI
TOKYO, 7 DIC - Non si ferma il boia in Giappone,
Tre persone sono state impiccate all'alba di oggi, portando a
nove il numero dei giustiziati dall'inizio dell'anno, e per la
prima volta, rompendo la cortina di rigido riserbo che
circondava le esecuzioni capitali, sono stati resi noti i nomi
dei condannati e i loro crimini.
Si delinea cosi' la nuova strategia del Giappone di fronte
alla forte spinta internazionale in favore di una moratoria
sulla pena di morte: da una parte si va avanti con le esecuzioni
- piu' del doppio rispetto a quelle dell'anno scorso, un record
negli ultimi 31 anni - dall'altra si fa leva su una maggiore
trasparenza per fare aumentare il consenso popolare nei
confronti della pena capitale.
I tre erano stati condannati per omicidi plurimi. Seiha
Fujima, 47 anni, e Hiroki Fukawa, 42 anni, sono stati impiccati
a Tokyo, mentre Noboru Ikemoto, 75 anni, e' stato messo a morte
a Osaka. Fujima nel 1982 aveva ucciso una ragazza di 16 anni che
lo aveva respinto, una sorella di 13 anni, la madre ed un
testimone. Il secondo aveva ucciso due donne in una rapina
compiuta nel 1999, mentre Ikemoto nel 1985 aveva ucciso tre
vicini di casa.
E' stata una fonte del ministero della giustizia a precisare
che la decisione di dare maggiori informazioni ''e' stata presa
per guadagnare consensi'' dal ministro della giustizia Kunio
Hatoyama. Ed Amnesty International ha riconosciuto lo ''sforzo
di trasparenza'' compiuto dal governo, pur protestando
vigorosamente per le esecuzioni compiute quest'anno dal
Giappone.
Fino al Natale dello scorso anno scorso, quando furono
giustiziate quattro persone, c'era stata infatti nel paese una
moratoria informale nelle esecuzioni per quasi due anni, dovuta
alle convinzioni morali dell'allora ministro della Giustizia del
premier Shinzo Abe, Seiken Sugiura, di fede buddhista.
Ma dall'agosto scorso al ministero della giustizia e'
arrivato Hatoyama, convinto sostenitore della pena di morte, che
sembra aver imboccato un doppio binario in cui vanno inquadrate
due sue proposte. Da una parte il ministro vorrebbe rendere
inutile la firma che attualmente deve apporre ad ogni condanna a
morte, rendendo automatico il procedimento di esecuzione entro
sei mesi dalla decisione definitiva dei giudici, dall'altro sta
studiando sistemi di esecuzione alternativi ''meno violenti''
dell' impiccagione.
Nel braccio della morte restano ora 100 condannati, tra cui
anche il 'santone' Shoko Asahara, ex-leader della setta 'Aum',
responsabile nel 1995 dell'attentato con il gas nervino alla
metropolitana di Tokyo, che provoco' la morte di 12 persone e
l'intossicazione di almeno altre 5.500. Nessuno dei condannati
sa quale e' la data fissata per il loro ingresso al patibolo
fino al giorno decisivo, mentre ai loro parenti viene comunicato
solo ad esecuzione avvenuta.
In Giappone ci sono vari gruppi che si battono contro la pena
di morte, che anche per questi particolari viene considerata
particolarmente crudele. Ma il movimento abolizionista, non e'
mai riuscito a farsi strada nella coscienza degli elettori
(secondo i sondaggi favorevoli al boia sono l'80% dei
giapponesi) e della classe politica.
Il 18 dicembre l'assemblea generale delle Nazioni Unite
votera' su una moratoria nelle esecuzioni, gia' approvata dalla
terza commissione, grazie ad un grosso sforzo diplomatico
dell'Italia. La risoluzione non sarebbe vincolante, ma avrebbe
un forte peso morale.
___________________________________________
Trois condamnés à mort exécutés au Japon
AFP
TOKYO, 7 déc 2007- Trois condamnés à mort, dont un
septuagénaire, ont été pendus vendredi à l'aube au Japon, portant à
neuf le nombre d'exécutions capitales dans le pays cette année, a
annoncé le ministère de la Justice.
Trois autres condamnés avaient été pendus en août et trois
autres en avril.
Pour la première fois, le ministère a rendus publiques dans un
communiqué les identités des condamnés exécutés vendredi. Il se
bornait jusqu'à présent à annoncer les exécutions sans fournir le
moindre détail.
Il s'agit de Seiha Fujima, 47 ans, de Hiroki Fukawa, 42 ans,
tous deux pendus à la prison de Tokyo, et de Noboru Ikemoto, 75 ans,
mis à mort à la prison d'Osaka (ouest). Tous trois avaient été
condamnés pour des meurtres.
Ces trois exécutions sont les premières ordonnées par le
ministre de la Justice Kunio Hatoyama, qui a pris ses fonctions en
août dernier. M. Hatoyama est un fervent partisan de la peine de
mort, même s'il a récemment prôné une méthode d'exécution plus
"pacifique" que le gibet.
Pour qu'un condamné soit pendu, la loi japonaise exige
actuellement qu'un ordre d'exécution soit personnellement signé par
le ministre de la Justice. En théorie, cet arrêt de mort doit être
signé dans les six mois qui suivent la condamnation définitive, mais
dans la pratique les condamnés à mort attendent en général des
années, et souvent même des décennies, avant d'être exécutés.
M. Hatoyama a suggéré récemment que l'exécution intervienne
"automatiquement" dans les six mois, sans attendre l'accord du
ministre de la Justice. Ces déclarations avaient soulevé un tollé
parmi les organisations de défense des droits de l'homme japonaises
et internationales.
Le 25 décembre 2006, jour de Noël, les autorités japonaises
avaient envoyé à la potence quatre condamnés pour meurtres, dont
deux septuagénaires.
Ces exécutions avaient mis un terme à un moratoire de facto de
plus de quinze mois, en raison des convictions abolitionnistes du
ministre de la Justice de l'époque, l'avocat bouddhiste Seiken
Sugiura.
M. Sugiura, qui avait toujours refusé de parapher les arrêts de
mort, a quitté le gouvernement en septembre 2006.
Le nombre de condamnés attendant dans les couloirs de la mort
japonais après avoir épuisé toutes les voies de recours dépasse
actuellement la centaine.
Réputé pour sa faible criminalité, le Japon est, avec les
Etats-Unis, le seul grand pays industrialisé à ne pas avoir aboli la
peine capitale.
Régulièrement interpellées par les associations de défense des
droits de l'homme et l'Union européenne abolitionniste, les
autorités nippones rappellent que 80% des Japonais sont partisans de
la peine de mort, selon les sondages.
Le condamné à mort le plus célèbre du pays est Shoko Asahara,
gourou fondateur de la secte Aum Vérité Suprême, condamné au gibet
en 2004 pour un attentat au gaz sarin dans le métro de Tokyo (12
morts et 5.500 blessés) en 1995 ainsi que pour 15 autres homicides. |