30 Novembre 2011
STAND UP AGAINST VIOLENCE! - 500 studenti delle scuole medie e superiori insieme a Tor Bella Monaca per dire “NO alla pena di morte e NO ad ogni violenza!”

“Io dovevo assolutamente perdonare. Se io perdono, il ciclo di violenza e di odio si interrompe”. Queste solo alcune delle toccanti parole che Rays Buhyan, ha rivolto ai 500 studenti che hanno partecipato alla conferenza-spettacolo “STAND UP AGAINST VIOLENCE” promossa dalla Comunità di Sant’Egidio.
Rays Buhyian, immigrato negli Stati Uniti dal Bangladesh, ferito gravemente per motivi razziali, si è battuto fino all’ultimo per salvare la vita del suo attentatore che, arrestato e condannato a morte, è stato poi eseguito nel luglio di quest’anno in Texas.
In un uno dei quartieri più periferici di Roma, dove maggiormente si avverte una violenza diffusa, anche tra i giovani, quella di Rais è stata una testimonianza convincente di come la vera forza è rifiutare la logica della violenza e della vendetta.Rais Bhuiyan, scegliendo la strada del perdono, è riuscito a realizzare un cambiamento profondo nel suo attentatore il quale prima di essere eseguito, con le lacrime agli occhi, gli ha rivolto queste parole: “Tu sei mio fratello e ti voglio bene”.
Note di pace nella “Ballata di un condannato”, brano inedito presentato da Alice & Bob, due giovani artisti emergenti del movimento musicale “Play Music Stop Violence” (www.playmusicstopviolence.com), convinti che con la musica si può contribuire al cambiamento del mondo.
Assieme a loro, la band dei Giovani per la Pace, i “Sounds for Peace”, dedicano una canzone a William Quijano, giovane della Comunità di Sant’Egidio, ucciso a 21 anni dalle maras in San Salvador perché educava alla pace e strappava i bambini del suo quartiere alle bande violente. “La storia di William ha colpito molti di noi, ci ha dato l’esempio di come è bello spendere la propria vita per gli altri“ perché “la violenza non può vincere, ma perde sempre” Queste le parole di Raymond, un Giovane per la Pace, che con altri giovani, anima la Scuola della Pace a Tor Bella Monaca, sottraendo tanti bambini del quartiere alla solitudine e alla strada.
Ed anche se il “quartiere è così grigio” e vivere a“Tor Bella Monaca è vivere una continua lotta” ha detto Melissa Rondò, studentessa del Liceo Scientifico Amaldi, “dagli sterpi nasce sempre qualcosa di buono! [....] Possiamo chinare la testa, possiamo girarci dall'altra parte e far finta che non sia successo nulla? Se non ci piace il posto in cui viviamo, rimbocchiamoci le maniche e iniziamo a lavorare!”
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