Ieri sono state eseguite le condanne a morte per impiccagione di 2 detenuti, portando così ad 8 il numero delle esecuzioni da quando, dallo scorso anno, è salito al governo Shinzo Abe.
“Ci sono diverse critiche sulla pena di morte…ma c’è una legge e i Giapponesi lo vogliono”, questo è stato in sintesi il commento rilasciato dal Ministro della Giustizia Sadakazu Tanigaki, dopo aver annunciato l’avvenuta esecuzione. In realtà, nonostante le proteste della Comunità Europea e dei gruppi dei Diritti Umani, la pena di morte è voluta dalla maggioranza dei cittadini Giapponesi.
Si tratta di Ryoji Kagayama, di 63 anni, che nel 2000 a Osaka, dopo averla derubata, uccise una studentessa cinese e nel 2008 uccise a coltellate un uomo durante una tentata rapina. Era stato condannato alla pena di morte nel 2012. L’altro si chiamava Mitsuo Fujishima, di 55 anni, che nel 1986 annegò nel bagno una parente della ex moglie e uccise una conoscente di lei alcuni giorni dopo nella Prefettura di Yamanashi.
Vito Ventura
GIAPPONE: IMPICCATI ALTRI DUE CONDANNATI A MORTE
di Redazione. Scritto il 13 dicembre 2013 alle 7:31.
Il Giappone ha giustiziato ieri due condannati a morte. Con l’applicazione di questa sentenza, la terza potenza mondiale eleva ad otto il numero di prigionieri giustiziati da quando il primo ministro conservatore Shinzo Abe si è insediato nel dicembre 2012.penadimorte
Secondo il ministero della Giustizia, nel braccio della morte ci sono ancora 129 prigionieri.
Gli ultimi due ordini di esecuzione firmati dal ministro della Giustizia, Sadakazu Tanigaki, sono stati indirizzati ai prigionieri Ryoji Kagayama, 63 anni, e Mituso Fujishima, 55. Come da consuetudine in Giappone, l’applicazione della pena di morte avviene senza preavviso ai prigionieri e ai loro familiari.
Kagayama è stato condannato a morte perché dichiarato colpevole dell’omicidio di due persone nel 2000 e 2008 nella città di Osaka, dove è stato giustiziato. Fujishima è stato punito con la forca a Tokyo per aver ucciso due persone nel 1986, nelle località di Yamanashi e Niigata.
Al momento di comunicare alla stampa le due esecuzioni, il ministro della Giustizia Sadakazu Tanigaki ha giustificato la pena capitale affermando che “la popolazione appoggia questa pratica”.
Sale così ad otto il numero di sentenze a morte firmate negli undici mesi di amministrazione Abe, mentre sono 129 i detenuti condannati a morte per impiccagione, secondo il ministero.
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