Appello per Anthony Boyd: fermiamo l’esecuzione fissata per il 23 ottobre in Alabama

Anthony Boyd, detenuto di 54 anni nel braccio della morte di Holman, Alabama, rischia l’esecuzione tramite asfissia da azoto. Una storia che solleva profonde controversie etiche e legali a livello internazionale.
Condannato per omicidio 32 anni fa, il suo caso è segnato da forti dubbi su un processo equo e sull’inefficacia della difesa legale dovuta alla sua condizione di indigenza. Oggi, il suo destino è legato all’ipossia da azoto, un metodo di esecuzione recentemente introdotto in Alabama. Questa procedura è stata bandita persino per l’eutanasia animale dal 2020 per la sua intrinseca crudeltà, e il suo utilizzo è in contrasto con l’Ottavo Emendamento della Costituzione statunitense, che vieta le pene crudeli e inusuali.
L’umanità di Boyd emerge vivida attraverso anni di corrispondenza, rivelando un uomo legato alla vita, ai figli che lo hanno reso nonno e alla madre, che Boyd definisce “il fondamento della mia forza”. In uno scritto di Anthony a Baldo, suo amico di penna, leggiamo: “Spesso ho paure, incertezze, angosce, felicità, tristezze, amore e rabbia ma l’amicizia è sacra, è qualcosa di cui fare tesoro. Le lettere sono finestre aperte sui nostri mondi, perché una lettera illumina il giorno.” Le sue lettere si concludono sempre con un disperato “Be Blessed”, le parole buone che ha imparato a dire e che riescono a vincere sulle parole cattive, che possono persino uccidere.
La sua fragilità è dominata dall’angoscia dal giorno in cui il suo amico e compagno di carcere Kenneth Smith, è stato messo a morte con l’azoto nel 2024 (la prima esecuzione con questo metodo).
Pur non negando la sua condanna, Anthony Boyd invoca una giustizia che scelga la misericordia, perché la pena di morte è una pratica che “spegne ogni speranza“. La sua battaglia legale è una forte denuncia contro il protocollo dell’azoto in Alabama e un appello per l’abolizione della pena capitale.