Appello per Anthony Boyd: esecuzione con azoto prevista per il 23 Ottobre in Alabama

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Anthony Boyd, detenuto di 54 anni nel braccio della morte di Holman, Alabama, rischia l’esecuzione tramite asfissia da azoto. Una storia che solleva profonde controversie etiche e legali a livello internazionale.

Condannato per omicidio 32 anni fa, il suo caso è segnato da forti dubbi su un processo equo e sull’inefficacia della difesa legale dovuta alla sua indigenza. Oggi, il suo destino è legato all’ipossia da azoto, un metodo di esecuzione recentemente introdotto in Alabama. Questa procedura è stata bandita persino per l’eutanasia animale per la sua intrinseca crudeltà, e il suo utilizzo è un diretto scontro con l’Ottavo Emendamento della Costituzione statunitense, che vieta le pene crudeli e inusuali.

L’umanità di Boyd emerge vivida attraverso anni di corrispondenza, rivelando un uomo legato alla vita, ai figli che lo hanno reso nonno e alla madre. Eppure, questa fragilità è oggi dominata dall’angoscia per l’esecuzione del suo compagno di carcere, Kenneth Smith, messo a morte con l’azoto nel 2024 (la prima esecuzione al mondo con questo metodo).

Pur non negando la sua condanna, Anthony Boyd invoca una giustizia che scelga la misericordia. Le sue lettere si concludono con un disperato “Be Blessed”, monito finale su come la pena di morte sia una pratica che “spegne ogni speranza”. La sua battaglia legale è una forte denuncia contro il protocollo dell’azoto in Alabama e un appello per l’abolizione della pena capitale.