Da Roma, l’appello a Biden per fermare la pena di morte federale

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Si è appena concluso il 14° Congresso Internazionale dei Ministri della Giustizia, organizzato dalla Comunità di Sant’Egidio per rafforzare la rete globale contro la pena di morte. Contestualmente, la manifestazione Cities for Life – Cities Against the Death Penalty ha illuminato il Colosseo in ricordo della storica abolizione della pena capitale avvenuta per legge il 30 novembre 1786 nel Granducato di Toscana.

Entrambi gli eventi hanno lanciato un appello al presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, invitandolo a compiere un gesto di portata storica nelle ultime settimane del suo mandato: commutare in pene detentive le condanne dei 42 condannati del braccio della morte federale.

Negli Stati Uniti, la pena di morte federale si applica in casi estremi, come atti di terrorismo, omicidi aggravati o in cui la vittima sia un militare. Tuttavia, la realtà dimostra che, nonostante venga considerata il sistema più “rigoroso”, presenta le stesse falle dei sistemi statali: arbitrarietà nelle sentenze, difese legali inadeguate e una radicata discriminazione razziale. La geografia delle esecuzioni federali riflette un’inquietante concentrazione in stati come Texas, Missouri e Virginia, dove la pena di morte è storicamente utilizzata con maggiore frequenza.

Dopo una moratoria durata quasi vent’anni, le esecuzioni federali sono riprese nel 2020 sotto l’amministrazione Trump, con 13 persone giustiziate in poche settimane. Dal suo insediamento nel 2021, Biden ha imposto una nuova moratoria, avviando una revisione delle procedure adottate sotto Trump. Tuttavia, il rischio di un ritorno alle esecuzioni è reale: Donald Trump, durante la recente campagna elettorale, ha promesso di riprendere tutte le esecuzioni federali e di ampliare i crimini punibili con la pena capitale.

Durante la manifestazione Cities for Life al Colosseo, è stata condivisa la storia di Billie J. Allen, un detenuto afroamericano di 46 anni condannato a morte a soli 19 anni per un omicidio che non avrebbe commesso. Il processo è stato macchiato da pregiudizi razziali e irregolarità, e numerose prove a suo favore sono state ignorate.

Billie, oggi artista apprezzato, rischia l’esecuzione qualora una futura amministrazione Trump ripristinasse le esecuzioni. In una recente intervista a un quotidiano italiano, ha espresso gratitudine per il sostegno ricevuto dall’Italia e dalla Comunità di Sant’Egidio, che ha portato la sua causa all’attenzione internazionale.

L’appello al Presidente Biden lanciato dalla Comunità di Sant’Egidio rappresenta una speranza concreta per interrompere la spirale delle esecuzioni federali, riaffermando il valore universale del diritto alla vita.