NO JUSTICE WITHOUT LIFE: 13° Congresso Internazionale dei Ministri della Giustizia. VIDEO E FOTO

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Il mondo sta facendo progressi nella lotta contro la pena di morte, e l’ultimo Congresso internazionale dei ministri della Giustizia tenutosi a Roma nei giorni scorsi, ha dimostrato ancora una volta come la Comunità di Sant’Egidio sia al centro di questo importante movimento. Con la partecipazione di rappresentanti di oltre 20 Paesi abolizionisti, il congresso ha riaffermato la necessità di una leadership coraggiosa per guidare il cammino verso l’abolizione della pena di morte in ogni parte del mondo.

La Comunità di Sant’Egidio ha già lavorato instancabilmente per la riduzione o l’abolizione delle esecuzioni, de iure o de facto (come Burkina Faso, Ciad, Zambia, Guinea Conakry, Repubblica Centroafricana, Liberia, Zimbabwe, Sri Lanka, Etiopia, Uganda), e continua ad essere uno dei principali attori nella lotta per la fine della pena di morte.

All’inizio dei lavori, svoltisi presso l’Aula dei Gruppi Parlamentari della Camera dei Deputati, Mario Giro, già viceministro degli Esteri e membro di Sant’Egidio, ha sostenuto: «Le istituzioni non chiedano altro sangue», cancellando la pena di morte «non si rinuncia a punire, ma si rinuncia all’irreversibilità».

Mario Marazziti ha invece sollevato un punto molto importante riguardo all‘incompatibilità tra la pena di morte e la democrazia. In una democrazia, il governo e le sue decisioni sono soggetti a revisione, correzione e cambiamento da parte dei cittadini attraverso il processo democratico. Tuttavia, la pena di morte è irreversibile e non consente alcuna revisione o correzione una volta che è stata eseguita. Inoltre, Marazziti ha sottolineato che la punizione per i crimini più gravi dovrebbe essere proporzionata alla gravità del crimine commesso, ma la pena di morte va oltre la proporzionalità, poiché non solo toglie la vita del colpevole, ma anche annulla ogni possibilità di redenzione o riscatto. Ciò significa che la pena di morte non solo viola i diritti umani fondamentali, ma anche il principio di giustizia e proporzionalità.

La lotta contro la pena di morte è diventata un elemento importante nell’ambito delle relazioni internazionali e sempre più paesi africani stanno riconoscendo l’importanza della collaborazione per portare avanti questa lotta. La comunità internazionale ha un ruolo importante da svolgere nel sostenere gli sforzi dei paesi che lottano contro la pena di morte e nel promuovere un dialogo costruttivo sulle questioni relative ai diritti umani e alla giustizia penale.

Abdellatif Ouahbi, ministro di Giustizia del Marocco, abolizionista de facto, ha detto: «Aiutateci ad abolire la pena di morte. A rendere reale proprio la frase “non c’è giustizia senza vita”». E ancora: «Il dibattito tra sostenitori e contrari alla pena di morte continua ad emergere, il nostro obiettivo penale è trovare il momento giusto per un accordo sociale su questo punto».

Durante il Congresso, uno dei relatori che ha preso la parola è stato il ministro della Giustizia della Repubblica dello Zambia, Mulambo Haimbe. Ha iniziato il suo intervento sottolineando che il 23 dicembre 2022 la pena di morte è stata abolita nel suo Paese attraverso degli emendamenti alle leggi penali.«Siamo orgogliosi del nostro cammino, giunto dopo circa 25 anni di moratoria e vogliamo essere un faro per l’intero continente», ha concluso Haimbe.

In tutto il mondo, sempre più paesi stanno abbandonando la pena di morte, e oggi ben 144 Stati non la praticano più, mentre nel 1975 erano solo 16. Dal 2000, 45 stati hanno abolito la pena di morte, pari a due ogni anno. Nel 2021 le esecuzioni note sono state praticate solo in 16 Paesi. Inoltre, negli ultimi 5 anni le esecuzioni registrate sono diminuite di tre volte, da più di 1500 a meno di 500, con un aumento nel 2022, con 637 esecuzioni registrate fino al 30 settembre.

Una svolta storica senza precedenti: non c’è mai stato un momento migliore per unirsi a questa importante causa e fare la differenza nella lotta contro la pena di morte.

 

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